Scuola della schiena Villasanta

Backschool

Individuale

il corso è svolto anche individualmente e personalizzabile con sedute su tematiche specifiche legate alle situazioni individuali di ognuno.

Di gruppo

Il corso consiste in 4 lezioni teorico-pratiche che si svolgono nell’arco di un mese. Le lezioni sono aperte a tutti ed hanno una durata di 50 minuti. Gli orari e i giorni delle lezioni sono organizzabili in funzione delle necessità dei singoli: la partenza del corso è a cadenza mensile e subordinata al raggiungimento del numero minimo di 3 iscritti.

Aziende

VillasantaBackschool è attiva anche in corsi esterni presso le aziende che desiderano attivarsi per la tutela dei propri dipendenti.

Scuole e Associazioni

Siamo attivi anche con corsi esterni rivolti alle scuole elementari, medie e superiori con programmi didattici specifici e progetti orientati e alle associazioni che desiderino fare prevenzione e sviluppare una corretta educazione alla salute.

Introduzione Backschool

Cos’è
L’incidenza delle patologie vertebrali, i classici mal di schiena, (lombalgie, sciatalgie, colpi della strega, di frusta, cervicalgie, dorsalgie e le conseguenti artrosi, osteoporosi precoce, ecc.), è molto aumentata negli ultimi decenni.
Complici la sedentarietà, la forma fisica scadente, le posture e i movimenti scorretti, l’eccesso di una qualsiasi attività sportiva, sovrappeso, obesità, fumo e stress psicologici, il mal di schiena è ormai considerata la malattia socialmente più costosa nelle persone tra i 25 e i 60 anni, sia per le giornate lavorative perse, che per i costi elevati delle cure a cui ci si deve sottoporre. Vista una così elevata incidenza a livello mondiale, sono sorte, le backschools, cioè “scuole della schiena” con l’obiettivo di agire sui fattori di rischio, per curare il sintomo-dolore e per prevenire le eventuali ricadute. Presso il Centro Nuova Ginnastica ha sede la VillasantaBackschool.

A chi è rivolta
Gli incontri sono rivolti a coloro i quali desiderano conoscere ed approfondire tematiche inerenti la salute della propria schiena, a chi preferisce prevenire invece che curare, a chi soffre di algie vertebrali ricorrenti o è in condizioni lavorative posturali a rischio e vuole essere informato su come evitare l’insorgere di problematiche.

Obiettivi
dare informazioni utili per imparare a usare bene la propria colonna vertebrale, partendo dalle conoscenze anatomiche di base.
suggerire utili accorgimenti per riconoscere cattive abitudini posturali
contenere dolori causati da un uso poco corretto del proprio corpo
infondere fiducia in se stessi per imparare a gestirsi in maniera autonoma.

Utilità
La Back School si basa sull’eziologia della lombalgia, unisce i contributi della medicina, dell’ergonomia, della psicologia e dell’educazione alla salute per prevenire e curare le algie vertebrali.
La Back School si è dimostrata la metodica più efficace e duratura nel trattamento del mal di schiena.
E’ in un certo senso rivoluzionaria, perché rende il soggetto sofferente di dolori vertebrali non più passivo esecutore di cure prescritte dal medico, ma attivo protagonista del suo trattamento. Egli che è la prima persona interessata diventa anche il primo responsabile.

Grazie alla Back School è possibile:
– acquisire tutte le informazioni utili per imparare ad usare bene la sua colonna vertebrale ed evitare di azionare il meccanismo che produce il dolore;
– conoscere gli esercizi utili per prevenire e combattere il dolore;
– apprendere le tecniche di rilassamento per raggiungere l’autogestione della propria ansia e delle proprie tensioni;
– acquisire un atteggiamento di fiducia con la capacità di autogestire la propria colonna vertebrale attraverso un impegno personale.

Mission della Back School
Le algie vertebrali possono essere in gran parte ridotte, perché le cause che provocano la maggior parte dei dolori possono essere controllate con una adeguata azione educativa e preventiva.
-È possibile prevenire le algie usando correttamente la colonna vertebrale.
– Quando insorge il dolore è possibile ridurlo riequilibrando le strutture del rachide con gli esercizi specifici di compenso. Tali esercizi non sono uguali per tutti ma variano a seconda delle esigenze individuali. Essi devono essere attentamente programmati in base ai risultati dell’esame della postura e della valutazione funzionale del rachide.

Medicina basata sull’evidenza
In presenza di dolore acuto la Back School è utile per riequilibrare tempestivamente le strutture della colonna vertebrale e ridurre il dolore.
In presenza di dolore cronico la Back School è fondamentale per agire sulle cause che rendono il dolore persistente.
Per questi motivi la Medicina basata sull’evidenza consiglia la Back School a chi soffre di mal di schiena.

Per info dirette: backschool@nuovaginnastica.com

Uso corretto

Mal di schiena
Le ricerche hanno dimostrato che solo il 20 % delle lombalgie è dovuto a cause specifiche (patologie del rachide), la maggior parte dei dolori, l’80%, è dovuta a cause non specifiche quali:

1. posture e movimenti scorretti;
2. stress psicologici;
3. forma fisica scadente, sovrappeso, obesità e fumo;
4. insufficiente conoscenza della colonna vertebrale.

Si comprende il motivo per cui il mal di schiena è così diffuso non solo nella popolazione adulta ma anche tra gli studenti: i fattori di rischio appena descritti sono caratteristici della vita moderna nei paesi industrializzati.
Per ottenere un’azione efficace non solo nel ridurre il dolore ma anche nel prevenire le ricadute, occorre agire su questi fattori di rischio. Di conseguenza il programma dell’Associazione Back School è articolato su sei cardini.

1. Informazione. E’ necessario che ognuno conosca bene com’è fatta la colonna vertebrale, come funziona, qual è il meccanismo che produce il dolore per evitare di azionarlo.

2. Ginnastica antalgica e rieducativa. Il programma di lavoro personalizzato comprende:
• esercizi utili per automatizzare una corretta postura;
• esercizi per stabilizzare e proteggere la colonna vertebrale durante gli sforzi;
• esercizi per decomprimere i dischi intervertebrali;
• esercizi di compenso per riequilibrare la colonna vertebrale quando l’attività lavorativa o sportiva costringe a posizioni o movimenti che alterano le curve fisiologiche;
• esercizi di mobilizzazione e di allungamento muscolare.

3. Uso corretto della colonna vertebrale. Vengono analizzate le posizioni e i movimenti quotidiani e vengono proposti i consigli e i sussidi ergonomici per agevolare l’uso corretto del rachide nell’attività lavorativa e nel riposo.

4. Tecniche di rilassamento. Essendo lo stress, l’ansia, la tensione eccessiva causa importante di dolori vertebrali, le tecniche di rilassamento costituiscono un cardine fondamentale del programma.

5. Alimentazione e stile di vita. Questo cardine si prefigge di agire sui fattori di rischio legati al sovrappeso, all’obesità, al fumo e all’abuso di caffeina.

6. Consuetudine alle attività motorie. Costituisce il completamento del programma: il soggetto riesce non solo a eliminare il dolore, ma anche le limitazioni conseguenti al dolore che spesso favoriscono abitudini di vita sedentarie. Gli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere sono:

• la consuetudine ad eseguire gli esercizi di ginnastica quotidianamente, a casa o nelle pause lavorative;
• praticare una idonea attività motoria, ricreativa o sportiva, preferibilmente in ambiente naturale, all’aria aperta.
Il programma di esercizi è utile non solo per alleviare il dolore, ma serve anche da preparazione atletica per le attività sportive.
Praticare uno sport idoneo è il miglior coronamento della riabilitazione: permette di recuperare il piacere per il movimento e di riscoprire le funzioni di cui il proprio corpo è capace.

L’importanza dell’uso corretto del rachide
L’analisi dei dati statici evidenzia l’importanza dell’uso corretto del rachide. In presenza di lombalgia acuta nove pazienti su dieci stanno meglio entro un mese anche senza effettuare nessun trattamento.
Questa notizia evidenzia come nella maggior parte dei casi il mal di schiena sia un problema benigno.
Di fronte a questo problema che si genera spesso per il cattivo uso a cui viene sottoposta la colonna vertebrale, il nostro corpo ha la capacità di reagire e guarire senza bisogno di alcuna terapia.
Se il dolore è controllabile, piuttosto che sottoporsi ad una terapia inadeguata, è bene dare il tempo alla natura di seguire il suo corso. Anche quando la lombalgia è molto grave, il paziente viene rassicurato. Dopo quattro settimane dall’esordio del dolore, nella maggior parte dei casi, i sintomi sono completamente risolti o in via di risoluzione.

Più facilmente entrano a far parte di quel 10% che presenta ancora dolore dopo un mese coloro che
• hanno un comportamento inadeguato conseguente al dolore,
• subiscono il dolore,
• si scoraggiano a causa del mal di schiena,
• assumono un atteggiamento da malato,
• si affidano solo a terapie passive o si sottopongono a trattamenti inadeguati,
• hanno paura del movimento,
• continuano ad usare scorrettamente la loro colonna.

D’altra parte le stesse statistiche mettono in guardia perché coloro che hanno avuto un primo episodio di mal di schiena sono soggetti a ricadute con una percentuale elevata che oscilla tra il 60% e l’85%.
Naturalmente subiscono ricadute più frequentemente coloro che sono continuamente esposti agli stessi fattori di rischio, non imparano a difendere la loro colonna vertebrale e non modificano il loro stile di vita.
È dannoso non solo l’uso scorretto ma anche il disuso.
Fino a pochi anni fa la terapia più frequentemente prescritta in presenza di lombalgia acuta era il riposo a letto accompagnato dai farmaci analgesici e antinfiammatori. Si temeva che mantenere in carico una colonna sofferente rallentasse la guarigione.
Ora la medicina basata sull’evidenza non ritiene più opportuno il riposo a letto perché è stato dimostrato che diminuire ogni attività rallenta la guarigione.
L’inattività prolungata produce effetti negativi su tutte le strutture del rachide e sulle capacità fisiche: i muscoli si indeboliscono, le ossa vanno incontro ad osteoporosi, i legamenti diventano fragili, le cartilagini degenerano e la nutrizione del disco è scarsa.
Per questi motivi le indicazioni più utili in presenza di lombalgia e cervicalgia acuta sono:
• “stai in attività”,
• “continua le normali attività quotidiane”,
• “cerca di comportarti il più possibile normalmente e di muoverti senza provocare dolore”.
Le strutture del rachide sono fatte per il movimento e hanno bisogno di movimento per mantenere la loro piena efficienza e funzionalità.

Ma che cosa significa stare in attività?
Significa svolgere le normali attività motorie quotidiane, lavorative, del tempo libero, ricreative e sportive.
Tuttavia, occorre fare attenzione perché i movimenti quotidiani eseguiti scorrettamente, aumentano il mal di schiena. Infatti, in fase acuta, in presenza di un blocco antalgico, i movimenti scorretti diventano impossibili.
Pertanto, è fondamentale precisare che occorre stare in attività con un uso corretto del rachide: le strutture del rachide mantengono la loro piena efficienza e funzionalità quando la colonna vertebrale viene usata correttamente.
Pertanto se è vero che in presenza di lombalgia acuta è importante stare in attività e che l’uso scorretto e tra le cause più importanti di algie vertebrali: ne consegue che il miglior modo di prevenire e curare la lombalgia è stare in attività usando correttamente la colonna vertebrale.
L’uso corretto permette a chi non possiede una colonna vertebrale perfetta, in presenza di scoliosi, ipercifosi, spondilolistesi, artrosi ecc. di condurre una vita pressoché normale senza alcun dolore.
Talvolta la presenza simultanea di diverse patologie del rachide (stenosi, spondilolistesi, ernia discale) ostacola la riduzione della lombalgia cronica e diventa difficile programmare una strategia efficace. In questi casi la miglior soluzione è l’uso corretto del rachide.

Uso corretto significa:
• mantenere le curve fisiologiche della colonna vertebrale nelle posture e soprattutto durante gli sforzi;
• scegliere sempre le posizioni e i movimenti che provocano minore pressione sui dischi;
• evitare di mantenere a lungo posture statiche e cambiare frequentemente posizione;
• acquistare la consuetudine a svolgere attività motorie.
Le indicazioni relative all’uso corretto non devono essere limitate all’attività lavorativa, ma devono essere estese a tutte le 24 ore della giornata, cioè anche alle attività del tempo libero, alle attività sportive e al riposo.

Indicazioni del passato e moderna Back School
La moderna Back School trae origine dalla sintesi delle diverse Back School: svedese, americana e neozelandese. I metodi tradizionali di rieducazione proposti da Williams, Cailliet e Charrière, vengono completati con l’apporto dei moderni metodi di cinesiterapia: terapia meccanica di Mckenzie, metodo Feldenkrais, metodo Mézières, Rieducazione posturale globale di Souchard, metodo Alexander, metodo dei riflessi posturali, Recupero Funzionale, Work Hardening, Verrouillage, Stabilizzazione della colonna dorsolombare, Meccanismo protettivo lombare, Rieducazione propriocettiva, Bioenergetica.
La moderna Back School non si affida solo ad un metodo, ma lo sceglie secondo l’obiettivo da raggiungere o le necessità del soggetto. Al primo posto non deve essere il metodo, ma il benessere dell’allievo della Back School: la sua capacità di gestire il dolore con un atteggiamento di fiducia e con un impegno personale, grazie alla preparazione psicofisica acquisita.
L’apporto dei moderni metodi di cinesiterapia e i risultati degli studi più recenti hanno permesso di comprendere come alcune indicazioni che in passato sembravano fondamentali sono invece inutili e anacronistiche; le descrivo brevemente.

Indicazione del passato: Riposo a letto in fase acuta
Moderna Back School: Stare in attività con un uso corretto
Fino a pochi anni fa la terapia più frequentemente prescritta in fase acuta era il riposo a letto accompagnato dai farmaci analgesici e antinfiammatori. Il riposo a letto viene definito anche terapia dello scarico perché la colonna vertebrale, in posizione orizzontale, è in assenza di gravità e la pressione sui dischi intervertebrali è ridotta al minimo.
In caso di lombalgia acuta, centrale, senza irradiazione agli arti inferiori venivano prescritti due giorni di riposo a letto; se la situazione era più grave, cioè in caso di lombosciatalgia, la prescrizione era di rimanere a letto più a lungo per sette, dieci fino ad un massimo di quindici giorni.
Ora la maggior parte degli autori non ritiene più opportuno il riposo a letto o lo limita ad un periodo brevissimo in fase acuta.
Numerosissimi studi hanno dimostrato che un riposo a letto prolungato (da quattro a sette giorni) non procura alcun vantaggio rispetto ad un riposo breve o nullo (da zero a due giorni).
Quanto prima si riprendono le attività quotidiane e lavorative, tanto prima ci si sentirà meglio. Naturalmente occorre tenere presente che le strutture del rachide funzionano bene se sono usate correttamente, rispettando le curve fisiologiche.
Gli esercizi specifici eseguiti correttamente, non aumentano la lombalgia ma hanno un ruolo importante nel trattamento immediato del dolore acuto, garantendo l’integrità del sistema muscolo-scheletrico. Gli esercizi guidati da uno specialista della riabilitazione ben preparato costituiscono il trattamento ottimale per la lombalgia acuta oltre che in fase sub acuta e cronica.
È stato dimostrato che è possibile ottenere rapide, significative e durature riduzioni dei sintomi utilizzando un programma di esercizi mirati fin dall’inizio della fase acuta.
Il trattamento attivo, basato sull’educazione del paziente, sugli esercizi di mobilizzazione, di trofismo e di allenamento al lavoro, dà risultati migliori, consente risparmi sostanziali nel numero di giorni di assenza dal lavoro e nelle spese previdenziali (per ulteriori approfondimenti vedi aggiornamenti culturali).

Indicazione del passato: dolore ostacolo per il movimento
Moderna Back School: dolore guida per il movimento
Il dolore fino a pochi anni fa era visto come un ostacolo per il movimento; infatti, la prima fase del trattamento dei pazienti con algie vertebrali prevedeva riposo a letto e terapie passive, farmaci, massaggi, elettroterapia, ecc.
Ora il dolore è diventato il migliore alleato della rieducazione: infatti, è molto più facile educare un soggetto che soffre di mal di schiena a sedersi e muoversi correttamente, quando, in fase acuta, i movimenti scorretti provocano dolore. Allo stesso modo è più facile convincerlo ad eseguire regolarmente gli esercizi, quando si accorge che con la loro ripetizione può ridurre il suo dolore (per ulteriori approfondimenti vedi aggiornamenti culturali).

Indicazione del passato: esercizi per il mal di schiena
Moderna Back School: esercizi specifici per la tua schiena
Fino a pochi anni fa veniva proposto lo stesso programma di esercizi a tutti i soggetti lombalgici.
Per la moderna Back School gli esercizi non sono uguali per tutti ma variano a seconda delle esigenze individuali. Essi vengono attentamente programmati in base ai risultati dell’esame della postura e della valutazione funzionale del rachide.
Pertanto chi ha mal di schiena non deve fare la ginnastica per il mal di schiena ma è bene che esegua gli esercizi specifici per la sua schiena (per ulteriori approfondimenti vedi aggiornamenti culturali).

Indicazione del passato: “Ridurre la lordosi lombare”
Moderna Back School: “Mantenere la lordosi lombare”

La vecchia Back School proponeva un programma di esercizi finalizzato a ridurre e rettificare la lordosi lombare: esercizi di retroversione del bacino, esercizi di mobilizzazione in flessione del rachide lombare, esercizi di allungamento dei muscoli paravertebrali lombari, esercizi di allungamento dello psoas iliaco ed esercizi di potenziamento dei muscoli addominali.
La moderna Back School ha come cardine il mantenimento della fisiologica lordosi lombare: essa permette di distribuire uniformemente le pressioni sul pilastro anteriore (disco e corpo vertebrale) e sul pilastro posteriore (faccette articolari). In questo modo la colonna è più solida, capace di sopportare senza problemi, pressioni anche elevate (per ulteriori approfondimenti vedi aggiornamenti culturali).

Indicazione del passato: “Tieni la schiena diritta”
Moderna Back School: “Mantieni le giuste curve”

La presenza delle curve del rachide (lordosi lombare, cifosi dorsale e lordosi cervicale) aumenta la resistenza della colonna alle sollecitazioni di compressione assiale. Le ricerche di bioingegneria hanno dimostrato che la resistenza di una colonna è uguale al quadrato del numero delle sue curve più uno.
Nel caso di una colonna diritta, senza cifosi né lordosi, la resistenza è uguale ad uno. La colonna con le tre curve fisiologiche ha una resistenza dieci volte maggiore.
Le curve fisiologiche sono pertanto benefiche per la colonna vertebrale, le conferiscono una maggiore capacità di ammortizzare le pressioni e le sollecitazioni.
E’ normale avere un certo grado di lordosi e di cifosi, non è normale che aumentino (iperlordosi e ipercifosi), ma non è positivo neppure che si riducano.
Attraverso gli esercizi di educazione posturale l’allievo prende coscienza della propria colonna vertebrale, delle sue curve fisiologiche e impara a mantenerle prima nelle posture, poi nei movimenti quotidiani.

Indicazione del passato in presenza di ernia discale: “Intervento chirurgico”
Moderna Back School: “Trattamento conservativo”

In passato la maggior parte degli studi sull’ernia del disco hanno riguardato l’intervento chirurgico a causa della concezione erronea che l’ernia del disco fosse una patologia di competenza del solo chirurgo.
Le ricerche hanno evidenziato che l’ernia del disco:
• è un fenomeno comune, è presente in oltre il 20% della popolazione adulta e la sua presenza talvolta non provoca alcun dolore;
• ha una prognosi favorevole nella maggior parte dei casi: oltre il 90% dei pazienti con ernia discale guarisce con cura conservativa.
Di fronte a questo problema che si genera spesso per il cattivo uso a cui viene sottoposta la colonna vertebrale, il nostro corpo ha la capacità di reagire e guarire senza bisogno di intervento cruento.
Pertanto occorre evitare interventi chirurgici non indispensabili e potenzialmente lesivi attraverso una migliore valutazione prognostica dei pazienti.
Nella maggior parte dei casi non c’è bisogno di intervenire chirurgicamente per asportare il disco erniato quando già il nostro organismo sta provvedendo al suo riassorbimento (l’intervento chirurgico è indicato solo per circa il 2 – 4% dei pazienti con ernia del disco).
Ne consegue naturalmente che è compito di chi si occupa di pazienti affetti da ernia discale e sofferenti di lombosciatalgia, rispettare questa capacità di riassorbimento. Se il dolore è controllabile è bene dare il tempo alla natura di seguire il suo corso. Anche quando la sciatalgia è molto grave, il paziente viene rassicurato. Dopo dieci settimane dall’inizio della lombosciatalgia, nella maggior parte dei casi, i sintomi sono completamente risolti o in via di risoluzione (per ulteriori approfondimenti vedi aggiornamenti culturali).

Altre indicazioni del passato: “Letto duro, dormire senza cuscino”
La presenza in passato di reti troppo morbide e cedevoli ha portato all’erronea convinzione che più si dorme sul duro più si guadagna in salute.
Tutti coloro che, non ben informati, acquistano un materasso molto duro, quello definito ortopedico perché super rigido, lusingati dal termine con cui impropriamente tale materasso viene chiamato, sperimentano una sensazione molto spiacevole quando la sera si distendono sul nuovo materasso, che solitamente viene adagiato su assi di legno molto rigide montate su una intelaiatura metallica.
Il materasso duro, quando si dorme in posizione supina, provoca eccessiva pressione sui talloni, polpacci, glutei, dorso, nuca e gomiti: essendo ostacolata la circolazione, si avverte lo stimolo a cambiare spesso posizione.
Per ottenere i migliori risultati, il materasso deve accordarsi perfettamente al telaio che lo sostiene, in modo da adattarsi alle curve fisiologiche a da opporre ai rilievi del corpo la giusta controspinta.
Il materasso in lattice, essendo di spessore limitato, si adatta molto bene al telaio costituito da doghe flessibili; ne sfrutta le caratteristiche conformandosi alle curve del corpo, avvolgendolo completamente. Ogni parte del corpo è sostenuta e avvolta, ricevendo la giusta spinta uguale al suo peso: non vi sono più zone soggette a maggior pressione ma essa è distribuita su tutta la superficie.

La funzione del cuscino è molto importante perché costituisce il supporto della parte più delicata della colonna vertebrale, la regione cervicale: deve sostenere le vertebre cervicali mantenendo la fisiologica lordosi.
L’altezza del cuscino deve essere adeguata alle caratteristiche della colonna del soggetto. Chi ha una colonna ben mobile, senza alterazione delle curve fisiologiche, può fare a meno del cuscino o tenerne uno molto basso. Chi, invece, ha la cifosi rigida o un po’ accentuata (dorso curvo), è bene che usi un cuscino più alto, per evitare che, in posizione supina, la testa cada all’indietro accentuando la lordosi cervicale.
Il criterio per valutare se il nostro cuscino ha il giusto spessore è la verticalità dello sguardo: quando siamo distesi e rilassati e la testa si trova sul prolungamento del rachide, gli occhi devono guardare avanti, verso il soffitto.
Appare evidente che il cuscino definito anatomico, per essere veramente tale, deve avere diverse misure, in modo che ognuno possa scegliere la giusta altezza per le caratteristiche della propria colonna.

Nonostante le Back School siano sorte da più di trent’anni, i dolori vertebrali sono in continuo aumento. Questo è dovuto al fatto che le scuole della schiena non sono ancora conosciute da tutti: obiettivo dell’Associazione è diffondere in modo capillare i principi della Back School.

Per info dirette: backschool@nuovaginnastica.com

Dizionario del mal di schiena

Anterolistesi
Scivolamento di una vertebra in avanti rispetto a quella sottostante.

Atteggiamento ipercifotico o dorso curvo astenico
Accentuazione della fisiologica cifosi dorsale, senza alterazioni della struttura delle vertebre completamente riducibile con la correzione posturale.

Atteggiamento scoliotico
Deviazione laterale del rachide senza alterazioni della struttura delle vertebre completamente riducibile con la correzione posturale.

Cervicalgia
Dolore localizzato a livello della regione cervicale della colonna vertebrale.

Cervicalgia posturale
È il dolore che insorge in conseguenza di posture scorrette, mantenute per tempi prolungati. Il dolore non è altro che un messaggio intelligente, un segnale di allarme del rachide cervicale che cerca di far capire il suo maltrattamento ed esprime il bisogno di cambiare posizione. Infatti è sufficiente cambiare posizione o correggere la postura scorretta per eliminare la cervicalgia.
La cervicalgia posturale interessa soprattutto i giovani che hanno le strutture del rachide intatte. Il soggetto che soffre di cervicalgia posturale, di solito, non manifesta alcuna deformità né riduzione di mobilità articolare a livello del rachide.

Cervicobrachialgia
Dolore irradiato all’arto superiore, normalmente determinato da una protrusione o ernia dei dischi intervertebrali cervicali.

Colpo di frusta cervicale
Meccanismo di accelerazione e decelerazione con trasferimento di energia al collo. Esso può essere innescato da un incidente automobilistico con tamponamento o urto laterale, ma può verificarsi anche durante tuffi o altri incidenti. L’impatto può provocare lesioni alle ossa o ai tessuti molli, che a loro volta possono condurre a svariate manifestazioni cliniche.

Cifosi cervicale
Inversione della fisiologica lordosi cervicale. Le vertebre cervicali formano una curva a concavità anteriore e non posteriore.

Cifosi dorsale
Curva fisiologica a convessità posteriore formata dalle dodici vertebre dorsali.

Cifosi lombare
Inversione della fisiologica lordosi lombare. Le vertebre lombari formano una curva a concavità anteriore e non posteriore.

Colonna vertebrale o rachide
È l’insieme delle vertebre che costituiscono l’asse del corpo umano.
Le sue funzioni fondamentali sono:
• sostenere il tronco, il capo e gli arti superiori;
• proteggere il midollo spinale che passa nel canale vertebrale;
• permettere la mobilità del tronco e della testa.

Disco intervertebrale
È la struttura elastica che si trova tra un corpo vertebrale e l’altro: è formato da una parte centrale gelatinosa (nucleo polposo), circondata dalla successione di strati fibrosi concentrici (anello
fibroso). Il disco è un vero e proprio ammortizzatore, capace di assorbire gli urti e le pressioni che il rachide subisce e permette i movimenti reciproci dei corpi vertebrali.

Discopatia
Degenerazione del disco intervertebrale con conseguente riduzione dello spazio tra una vertebra e l’altra; agevola la formazione degli osteofiti (spondiloartrosi).

Dorsalgia
Dolore localizzato a livello della regione dorsale della colonna vertebrale.

Dorso cavo
Inversione della fisiologica cifosi dorsale.

Dorso piatto
Riduzione o rettificazione della fisiologica cifosi dorsale.

Emisacralizzazione
È un’anomalia di differenziazione del rachide lombare. Più precisamente viene definita emisacralizzazione della quinta vertebra lombare: quando l’apofisi trasversa è maggiormente sviluppata solo su di un lato. Ne consegue un punto di fissazione unilaterale, che provoca spesso una scoliosi lombare o a largo raggio con una convessità che corrisponde al lato della sacralizzazione.

Endorfina
Sostanza prodotta dal cervello, simile alla morfina,che svolge un’azione fondamentale nel diminuire la sensibilità al dolore.

Ernia discale
Espulsione del materiale discale, non più contenuto dall’anello fibroso.
L’ernia una volta oltrepassati i limiti dell’anello fibroso può essere contenuta da un legamento longitudinale posteriore intatto: in questo caso si parla di ernia contenuta o espulsione sottolegamentosa.
Se, invece, l’ernia è più invasiva, oltrepassa anche il legamento longitudinale posteriore (espulsione translegamentosa) e può perdere anche qualsiasi contatto con il disco originario (frammento discale sequestrato). In altri casi l’ernia, dopo aver raggiunto il legamento longitudinale posteriore, può scivolare sia verso l’alto che verso il basso (ernia migrante sottolegamentosa).
In presenza di protrusione discale o di ernia contenuta il materiale discale si limita a raggiungere il legamento longitudinale posteriore e la messa in tensione delle fibre nervose di quest’ultimo determina un dolore lombare (lombalgia centrale). Se, invece, l’ernia è più invasiva comprime un nervo rachideo e diventa causa di algia radicolare. Quanto più grave è l’erniazione tanto maggiore è l’effetto compressivo sul nervo rachideo e tanto più estese sono le zone interessate dal dolore radicolare; oltre al dolore, la presenza dell’ernia discale può provocare alterazioni dei riflessi, della forza, della sensibilità.
La protrusione o l’ernia discale si verificano più frequentemente tra la quinta vertebra lombare e il sacro. Quest’ultimo disco è soggetto a maggiore usura sia perché sopporta il peso di tutta la parte superiore del corpo sia perché si trova a livello della cerniera lombosacrale, dove la parte mobile della colonna si unisce a quella rigida, l’osso sacro. In questo caso la lesione discale può provocare una lombosciatalgia; se, invece l’ernia si verifica a livello del 3° disco lombare, tra la 3° e la 4° vertebra, si ha una lombocruralgia.

Fratture vertebrali da osteoporosi
I cedimenti strutturali delle vertebre possono manifestarsi in modo diverso: microfratture, deformazioni a lente biconcava, cuneizzazioni, schiacciamenti veri e propri.
La cuneizzazione è dovuta al cedimento del muro anteriore del corpo vertebrale: si verifica con maggiore frequenza a livello dorsale (D6, D7, D8 e D9).
Il cedimento del muro anteriore dei corpi vertebrali e le conseguenti deformazioni a cuneo sono responsabili dell’ipercifosi senile, che si manifesta con il dorso curvo e con una riduzione della statura.
Gli studi hanno rilevato che le fratture interessano frequentemente oltre che la regione dorsale media anche il passaggio dorsolombare (D11, D12 e L1).
Le fratture dovute all’osteoporosi provocano una significativa disabilità che condiziona il sonno e le normali attività quotidiane, il vestirsi, il camminare, il sollevare pesi anche leggeri e il trasportarli.

Ilness behaviour (Comportamento da malato)
Se il comportamento dovuto al dolore (pain behaviour) non è adeguato, può provocare un comportamento da malato (illness behaviour) e un dolore cronico.

Ipercifosi dorsale o dorso curvo
Accentuazione della fisiologica cifosi dorsale.

Iperlordosi cervicale
Accentuazione della fisiologica lordosi cervicale.

Iperlordosi lombare
Accentuazione della fisiologica lordosi lombare.

Laterolistesi
Scivolamento di una vertebra lateralmente rispetto a quella sottostante. È conseguenza di una situazione di instabilità che si verifica in presenza di una scoliosi lombare, con marcata rotazione vertebrale quando la comparsa dell’osteoporosi e il peggioramento dell’artrosi favoriscono l’aggravamento delle deformazioni vertebrali a cuneo.

Lombalgia
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale.

Lombalgia acuta
Dolore acuto localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che dura da meno di sette giorni.

Lombalgia cronica
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che dura da più di tre mesi.

Lombalgia posturale
È il dolore che insorge in conseguenza di posture scorrette, mantenute per tempi prolungati. Il dolore non è altro che un messaggio intelligente, un segnale di allarme della colonna vertebrale che cerca di far capire il suo maltrattamento ed esprime il bisogno di cambiare posizione. Infatti è sufficiente cambiare posizione o correggere la postura scorretta per eliminare la lombalgia.
La lombalgia posturale interessa soprattutto i giovani che hanno le strutture del rachide intatte. Il soggetto che soffre di lombalgia posturale, di solito, non manifesta alcuna deformità né riduzione di mobilità articolare a livello del rachide.

Lombalgia subacuta
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che va da sette giorni a sette settimane dopo l’insorgenza.

Lombalgia subcronica
Dolore localizzato a livello della regione lombare della colonna vertebrale che va da sette settimane a tre mesi dopo l’insorgenza.

Lombarizzazione
È un’anomalia di differenziazione del rachide lombare. Più precisamente viene definita lombarizzazione della prima vertebra sacrale: si hanno sei vertebre lombari e quattro sacrali.

Lombocruralgia
Dolore irradiato a livello della regione anteriore della coscia normalmente determinato da una protrusione o ernia del disco posto tra la terza e quarta vertebra lombare.

Lombosciatalgia
Dolore irradiato all’arto inferiore, determinato dalla compressione del nervo sciatico. Può interessare la natica, la regione posteriore della coscia o estendersi fino al piede. Normalmente è determinata da una protrusione o ernia del disco posto tra la quarta e quinta vertebra lombare o del disco posto tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale.

Lordosi lombare
Curva fisiologica a concavità posteriore formata dalle cinque vertebre lombari. Essa è una curva benefica perché permette alla colonna vertebrale di ammortizzare i numerosi carichi quotidiani.

Lordosi cervicale
Curva fisiologica a concavità posteriore formata dalle sette vertebre cervicali. Essa è una curva benefica perché permette alla colonna vertebrale di ammortizzare i numerosi carichi quotidiani. La lordosi cervicale costituisce la curva che compensa la fisiologica cifosi dorsale e permette l’orizzontalità dello sguardo.

Morbo di Scheuermann
Ipercifosi rigida caratterizzata da:
• almeno tre vertebre adiacenti, di solito a livello dell’apice della cifosi, presentano una deformità a cuneo anteriore di 5 o più gradi;
• piatti vertebrali irregolari;
• noduli di Schmorl o ernie intraspongiose, causate dalla migrazione di una parte del materiale discale nel piatto vertebrale;
• riduzione degli spazi discali.

Osteoblasto
Cellula che presiede alla costruzione di sostanza ossea.

Osteocita
Cellula fondamentale del tessuto osseo, situata in una lacuna dell’osso e dotata di numerosi prolungamenti che percorrono i canalicoli ossei.

Osteoclasto
Cellula polinucleata situata nelle lacune di tessuto osseo che ha il compito di riassorbire l’osso.

Osteofita
Piccola escrescenza ossea che si forma in un’articolazione. In conseguenza dell’usura dei dischi intervertebrali, l’osteofita si produce a livello dei margini dei corpi vertebrali: è uno dei segni della spondiloartrosi.

Osteomalacia
Alterazione qualitativa della massa ossea per difetto di mineralizzazione della matrice proteica.

Osteopenia
Riduzione della massa ossea che si produce fisiologicamente con il passare degli anni.

Osteoporosi
Riduzione della massa ossea e deterioramento della microstruttura del tessuto osseo che conducono ad una fragilità ossea e ad un conseguente aumento del rischio di frattura.

Pain behaviour (Comportamento dovuto al dolore)
Per spiegare il procedimento che può trasformare il dolore acuto in dolore cronico Waddel ha formulato il modello concettuale del dolore, “pain behaviour” (comportamento dovuto al dolore) e il modello clinico della malattia, “illness behaviour” (comportamento da malato).
Quando il soggetto in fase acuta gestisce il dolore con un atteggiamento positivo, il mal di schiena, anche se è forte, passa in fretta e non restano conseguenze negative.
Se, invece, il soggetto in fase acuta subisce il dolore, si scoraggia, ha paura che provochi ulteriori danni, si affida solo a terapie passive e assume un atteggiamento da malato, soffre di più, soffre più a lungo, si indebolisce, è soggetto a continue ricadute, rischia di avere una lombalgia cronica e diventare disabile a causa del mal di schiena.

Protrusione discale
Sporgenza, prominenza del materiale discale che resta contenuto da un anello fibroso intatto.

Rachialgia
Dolore localizzato alla colonna vertebrale.

Rachide
Sinonimo di colonna vertebrale

Retrolistesi
Scivolamento di una vertebra all’indietro rispetto a quella sottostante.

Sacralizzazione
È un’anomalia di differenziazione del rachide lombare. Più precisamente viene definita sacralizzazione della quinta vertebra lombare: si hanno quattro vertebre lombari e sei sacrali. Si realizza quando le apofisi trasverse della quinta vertebra lombare sono sviluppate in modo abnorme e formano una pseudoartrosi con il sacro o con l’ileo: in conseguenza di tale anomalia il disco intervertebrale tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale risulta appena abbozzato oppure manca del tutto.

Schisi
È la mancanza di fusione dell’arco posteriore vertebrale. Raramente è causa di lombalgia; la schisi interessa l’arco posteriore e, pertanto, non altera la solidità del corpo vertebrale nel sostenere il carico.

Sciatica o Sciatalgia o Lombosciatalgia
Dolore irradiato all’arto inferiore, determinato dalla compressione del nervo sciatico. Può interessare la natica, la regione posteriore della coscia o estendersi fino al piede. Normalmente è determinata da una protrusione o ernia del disco posto tra la quarta e quinta vertebra lombare o del disco posto tra la quinta vertebra lombare e la prima sacrale.

Scoliosi
La scoliosi idiopatica è una complessa deformità strutturale della colonna vertebrale che si torce nei tre piani dello spazio; sul piano frontale si manifesta con un movimento di flessione laterale, sul piano sagittale con una alterazione delle curve, il più spesso provocandone una inversione, sul piano assiale con un movimento di rotazione . Per definizione, la scoliosi idiopatica non riconosce una causa nota, e probabilmente nemmeno una causa unica.

Sindrome da decondizionamento
È la riduzione delle capacità fisiche di base, conseguenza tipica del dolore cronico. In conseguenza di un comportamento inadeguato conseguente al dolore, insorgono alterazioni posturali e motorie e si riducono le capacità fisiche di base, la coordinazione, l’equilibrio, la resistenza, la mobilità articolare, la forza e l’elasticità muscolare.
Ne consegue una riduzione della funzionalità del rachide che può provocare disabilità: essa si manifesta non solo nell’incapacità di compiere attività lavorative o sportive, ma anche nel limitare, in modo più o meno grave, le normali attività quotidiane.

Sindrome da derangement
Mckenzie ha definito, in modo intelligente, lo spostamento del nucleo polposo, derangement. Tale termine non trova un riscontro preciso sul vocabolario italiano: ha diversi significati, scompiglio, guasto, cattivo funzionamento, spostamento. Derangement indica, soprattutto, che il disco è fuori posto, senza precisare se tale spostamento corrisponde ad una protrusione o ad un’ernia discale.
Per indicare lo sviluppo progressivo del dolore conseguente all’aggravamento della lesione discale Mckenzie ha ideato un neologismo: “periferalizzazione”. Esso esprime lo spostamento del dolore verso la periferia, cioè, dal centro della colonna vertebrale verso una localizzazione più laterale o distale.
Il fenomeno della “centralizzazione” del dolore è esattamente l’opposto della periferalizzazione. Esso esprime la situazione in cui il dolore percepito lateralmente (fianco destro o sinistro) o distalmente dal centro della colonna vertebrale (arto inferiore) si sposta in una posizione più centrale o comunque più centrale o comunque più vicina alla colonna vertebrale. Ad esempio un dolore che viene riferito al fianco destro e si sposta in seguito sulla colonna vertebrale a livello dello spazio tra la 5° vertebra lombare e la 1° vertebra sacrale, oppure un dolore alla coscia che si sposta sul gluteo.
Il fenomeno della centralizzazione del dolore avviene solo nella sindrome da derangement e può essere ottenuto con una corretta diagnosi meccanica attraverso la valutazione e la ripetizione dei movimenti di flessione ed estensione del rachide.

Sindrome da disfunzione
È caratterizzata da una riduzione della mobilità articolare del rachide in uno o più movimenti. È una rigidità simile a quella che si instaura, ad esempio, a livello del gomito dopo che è rimasto ingessato per 30 giorni. A livello del rachide la rigidità può essere la conseguenza della guarigione che segue una lombosciatalgia da ernia del disco, oppure la conseguenza di un trauma o di un intervento chirurgico o, spesso, è la conseguenza di una sindrome da decondizionamento.

Disfunzione della flessione
Esprime la riduzione della mobilità articolare del rachide in flessione. È frequente nei soggetti che presentano iperlordosi e anterolistesi.

Disfunzione dell’estensione
La limitazione dell’estensione è la disfunzione più diffusa. Molto spesso si realizza gradualmente, con il passare degli anni, in chi mantiene costantemente posture in flessione.

Disfunzione della flessione laterale
Esprime la limitazione della mobilità del rachide nel compiere i movimenti di flessione laterale.

Disfunzione per aderenza della radice nervosa
Può essere la conseguenza del processo fibroso riparativo che segue l’intervento chirurgico o l’autoguarigione di un’ernia discale. La cicatrice può provocare una aderenza della radice nervosa al disco interessato. Conseguenza di questa sindrome è la sciatalgia che si manifesta ogni volta che il soggetto effettua una flessione del rachide in stazione eretta con gli arti inferiori tesi e quando si siede a terra con gli arti inferiori tesi.

Sinostosi
È la fusione di due o più corpi vertebrali: manca tra di essi il disco intervertebrale. È una condizione che si verifica più frequentemente a livello cervicale e che spesso è asintomatica: la rigidità resta limitata al livello in cui si è verificata spontaneamente la fusione.

Spondiloartrite anchilosante
Patologia infiammatoria caratterizzata da una progressiva rigidità del rachide, da una lesione dell’articolazione sacroiliaca e da una compromissione della funzionalità respiratoria. L’artrite può interessare anche le articolazioni periferiche.

Spondiloartrosi o Spondilosi
Artrosi delle articolazioni della colonna vertebrale. Processo di usura della vertebra caratterizzato non solo dall’usura e dall’ipertrofia delle faccette articolari ma anche dalla degenerazione del disco intervertebrale (discopatia), riduzione della rima articolare, formazione degli osteofiti e addensamento osseo.

Spondilolisi
Il termine deriva dal greco “spondylos” (vertebra) e “lysis” ( rottura o difetto); indica l’interruzione dell’istmo che si trova a livello dell’arco posteriore della vertebra, tra la faccetta articolare inferiore e quella superiore. L’istmo è la parte più delicata, più sottile dell’arco vertebrale: se c’è una fragilità congenita, un difetto di ossificazione, basta un piccolo trauma, una piccola caduta o la ripetizione di carichi ciclici a provocare la spondilolisi.
Il 94% delle spondilolisi sono accompagnate dalla spondilolistesi: venendo a mancare la solida connessione dell’arco posteriore la vertebra lombare scivola facilmente in avanti.

Spondilolistesi
Il termine deriva dalla parola greca “spondylos”, che significa vertebra e “listhesis” che significa scivolamento; indica, pertanto, lo scivolamento generico di una vertebra sull’altra. Tuttavia il termine spondilolistesi viene utilizzato normalmente per indicare lo scivolamento di una vertebra in avanti rispetto a quella sottostante.
Più frequentemente si ha lo scivolamento in avanti della quinta vertebra lombare sul sacro (75%); meno frequente lo scivolamento della quarta vertebra lombare sulla quinta (25%).

Stenosi del canale spinale
Restringimento del canale spinale o del recesso laterale o del forame di coniugazione intervertebrale.
La stenosi può essere congenita o acquisita.
Solo nel 9% dei casi la stenosi è congenita: è provocata, cioè, da malformazioni congenite o anomalie di sviluppo nei primi anni di vita.
Nella maggioranza dei casi (91%) la stenosi si verifica nelle persone anziane: il canale spinale, normale alla nascita, si restringe con il passare degli anni. La causa più comune è l’artrosi e l’ipertrofia delle faccette articolari.
Altre cause sono la spondilolistesi, l’ernia discale, le cicatrici dovute ad un intervento chirurgico o una combinazione di tali condizioni.
La stenosi può essere centrale o laterale.

Vertebra
Ciascuno dei segmenti ossei che, articolandosi con altri analoghi, formano la colonna vertebrale. La vertebra è composta da: corpo vertebrale, apofisi articolari, apofisi trasverse, apofisi spinosa, arco posteriore.

Per info dirette: backschool@nuovaginnastica.com

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